mastrocola leggeStare sui libri, oggi, è da rivoluzionari. E non lo dice solo un’insegnante – forse, per il seguito ricevuto dalle sue pubblicazioni, la più nota in Italia. A dirlo è un’intellettuale a 360°, scrittrice di successo apprezzata tanto dai ragazzi che dagli adulti, autrice di poesie e di saggi di letteratura e, soprattutto, di pamphlet dedicati al mondo della scuola. Il suo mondo. È il caso de La passione ribelle, recentissimo lavoro edito dall’ottima Laterza – la migliore, in ambito saggistico – e già in grado, nel corso di pochi mesi di pubblicazione, di scatenare un importante dibattito sul rapporto tra insegnamento e studio nella società italiana contemporanea. Mercoledì 13 gennaio, alle ore 18.00, nell’Auditorium della Biblioteca Provinciale “La Magna Capitana”, Paola Mastrocola affronta il tema del suo libro, rispondendo all’invito ricevuto dal Liceo C. Poerio e incontrando il pubblico di Foggia. L’evento, aperto non solo a studenti e docenti ma a tutti i cittadini, è organizzato in collaborazione con la Biblioteca e con la libreria Ubik.

 

La passione ribelle (Laterza, 2015). Dopo “La scuola raccontata al mio cane” e “Togliamo il disturbo”, “La passione ribelle” chiude il cerchio della riflessione che la Mastrocola ha condotto negli ultimi dieci anni sul mondo della scuola (e non solo). Stavolta, la sua lucida analisi si concentra sulla scomparsa dello studio: “Oggi non si studia più. È da predestinati alla sconfitta. Lo studio evoca Leopardi che perde la giovinezza, si rovina la salute e rimane solo come un cane. È Pinocchio che vende i libri per andare a vedere le marionette. È la scuola, l’adolescenza coi brufoli, la fatica, la noia, il dovere. È un’ombra che oscura il mondo, è una crepa sul muro: incrina e abbuia la nostra gaudente e affollata voglia di vivere nel presente. Lo studio è sparito dalle nostre vite. E con lui è sparito il piacere per le cose che si fanno senza pensare a cosa servono. La cosa più incredibile è che non importa a nessuno”. Un equivoco che andrebbe ricercato “a monte”, frutto di un travisamento del concetto stesso di studio e che l’autrice, in una definizione da manuale (e che meriterebbe un’affissione in tutti gli istituti), rende una volta per tutte nel libro, peraltro sottolineando il carattere rivoluzionario di un simile atto: “Stare seduti per ore in un luogo appartato, soli, scollegati da tutto il resto, con un libro aperto davanti, indugiando sulle parole, fino a memorizzare, cioè fino a quando quel che sta scritto nel libro non sia trasferito nel cervello e lì permanga se non per sempre, almeno il più a lungo possibile, e senza alcuno scopo immediato e concreto”. Niente chat, cellulare spento, social azzerati: in un’espressione, recuperare la bellezza della solitudine e dell’interiorità per ritornare ad essere liberi e “scollegati”. Una rivoluzione, appunto.

 

Paola Mastrocola. Ha insegnato lettere in un liceo scientifico. Ha scritto commedie per ragazzi, raccolte di poesie (l’ultima è La felicità del galleggiante, Guanda 2010), saggi sulla letteratura italiana del Trecento e Cinquecento, romanzi (tra cui La gallina volante, 2000 e Una barca nel bosco, 2004 per Guanda; Non so niente di te, Einaudi 2013), romanzi-favola (tra cui Che animale sei?, Guanda 2005) e pamphlet sulla scuola (La scuola raccontata al mio cane, 2004 e Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare, 2011 per Guanda). Ha illustrato la favola di Ernesto Ferrero Storia di Quirina, di una talpa e di un orto in montagna (Einaudi 2014). L’ultimo suo romanzo è L’esercito delle cose inutili (Einaudi 2015).