A Torremaggiore il 20-21 ottobre 2017 si terrà il Congresso Cittadino e Provinciale del Partito Democratico di Capitanata. Su scala locale nulla di nuovo all’orizzonte a poche ore dal Congresso, ma una sola certezza: non ci saranno sorprese ma i malumori sono molto evidenti e si prospetta una ennesima divisione nel partito locale. Abbiamo chiesto maggiori delucidazioni ad una Dirigente del PD locale, ovvero all’ Ing. Antonietta Leccese, prima dei non eletti alle amministrative del 2016, che ha riscontrato un elevato consenso alla sua prima candidatura, coordinatrice del Comitato del Sì e renziana convinta.

Ci risulta che non Lei non ha rinnovato la tessera 2017, è vero?
Sì confermo, non ho volutamente rinnovato la tessera entro il 25 settembre, termine ultimo per partecipare al congresso e poter quindi rientrare negli organismi dirigenziali, gli stessi organismi nei quali sono ancora per pochi giorni uno dei cinque reggenti del circolo di Torremaggiore, appunto fino alla nomina del nuovo segretario. E insieme a me molti altri non hanno rinnovato il tesseramento 2017.

A suo avviso crede che non ci siano più le condizioni per poter supportare questo progetto politico? Perché?
Prima di dire il perché non ho voluto rinnovare la tessera dovrei spiegare perché tre anni fa ho accolto l’invito del mio partito di fare politica attivamente. Già negli anni precedenti mi erano arrivati altri inviti, anche dal medesimo PD e non accettai di scendere in campo, non perché la politica non mi interessi, anzi, mi appassiona e mi interessa da sempre, ma non lo feci perché da libera professionista non volevo un biglietto da visita politico che potesse interferire in qualche modo con la mia professione e con quanto stavo costruendo con le sole mie forze.
La politica nell’accezione paesana è intesa come un trampolino per chi vuole arrivare da qualche parte, per chi mira a qualche obiettivo, grande o piccolo che sia, ecco a me questi trampolini non interessano e non li riconosco. Le mie conquiste sono solo mie e la mia professione resta libera da qualsiasi legame. Tre anni fa però qualcosa è cambiato, peraltro sono diventata mamma da un anno e guardo al mondo che mi circonda con una maggiore responsabilità sociale e questa responsabilità mi porta alla decisione di impegnarmi in politica per il mio territorio, perché per quanto possa essere bello l’orto che curo per mio figlio, egli prima o poi dovrà varcare quello steccato e quello che gli aspetta non mi piace, per lui e per tutti i figli di questa terra che meritano risposte concrete per frenare il degrado che aumenta di giorno in giorno. Mi dedico alla politica e lo faccio attraverso l’unico partito in cui mi riconosco, ovvero il PD targato Renzi e attualmente ho rafforzato la mia convinzione.
Mi impegno nel PD come in tutte le cose che faccio nella mia vita, dedicandoci tempo e passione. Da subito mi rendo conto che all’interno del PD si fa poca politica concreta, quella finalizzata a costruire per il proprio territorio, ho riscontrato tanta fantapolitica fatta solo di guerriglie interne volte ad una presa di finto potere, finto perché il PD è nel 2014, così come oggi, all’opposizione.
In quell’anno sebbene si erano vinte le elezioni amministrative il PD ha lasciato la maggioranza per questioni ad oggi ancora ignote. Il partito in quel periodo è in fase di ripresa, ed io ho rappresentato uno dei pistoni propulsivi. Ho sentito ancor più la responsabilità sulle mie spalle e operavo per il partito dando tutta me stessa, colmando svariate lacune. Ma nonostante il declino, nonostante c’erano da affrontare le amministrative 2016, nel PD si continuava a perder tempo nelle contese interne.

A giugno 2016 arriva la sconfitta della coalizione Responsabilità e Rinnovamento; credevo che l’operazione di restyling del PD fosse ben avviata e che qualcosa poteva cambiare, magari ripartendo dai giovani candidati e dall’impegno per la battaglia del Referendum del 4 dicembre 2016 . Quest’ultima poteva rappresentare un nuovo banco di prova per il nostro partito che non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di riaprire le sue porte a chi ha abbracciato volentieri la nascita del Comitato del Sì, ma purtroppo questo non si è verificato.
Le mie sane aspettative si sono scontrate con le barricate di un partito blindato e chiuso dentro schemi arcaici, ho avuto ulteriore conferma di una realtà fatta solo di contese e litigi, che hanno indebolito il Partito in occasione del referendum poiché da una parte c’era una unità di facciata dall’altra si contestava sottobanco il tema referendario.
La reggenza a cinque di cui faccio parte, nata all’indomani delle dimissioni del segretario Costantino dopo le amministrative, si rivela un altro flop. Nessuna collaborazione fattiva tra i cinque, nessuna programmazione politica per il futuro, nulla di nulla, solo un’affannosa corsa ad accaparrarsi il federale di turno in vista delle primarie della primavera 2017, primarie che sono uno strumento democratico che nei circoli come il nostro ufficializzano le fazioni.
Resto convintamente sulla mozione Renzi, porto avanti un’altra battaglia difficile e persa in partenza, persa già dal 28 febbraio quando il tesseramento 2016 viene gestito da pochi addetti ai lavori, senza nessun ufficio adesioni e senza la possibilità per alcuni di potersi iscrivere al partito sempre più blindato e chiuso a sé stesso. La sconfitta della mozione Renzi alle convenzioni di circolo ne è conseguenza logica nonché numerica, sconfitta che però viene poi ripagata da un’esilarante rimonta alle primarie aperte a tutti del 30 aprile 2017.
Anche in questo contesto invece di essere uniti per questo bellissimo evento di democrazia per il popolo si proseguiva con le solite diatribe interne finalizzate alla riconferma dei soliti personaggi obsoleti e a nuove fittizie prese di potere basate sulla fantapolitica.
Il dialogo che auspicavo all’interno del mio partito si fa sempre più difficile, la mia visione programmatica, la dimostrata apertura all’esterno e la conseguente inclusività non piacciono a chi concepisce il partito come il proprio feudo da proteggere dagli assalti esterni. E se parlo di inclusività non sto parlando di finto civismo riciclato all’interno del partito, parlo di aprire le porte a chi in quel partito si rivede e attraverso quel partito vorrebbe dare il proprio contributo, e quindi volevo parlare all’ elettorato di sinistra che il PD negli anni ha lentamente perso e allontanato.
Quindi ha intenzione di lasciare il Partito Democratico?
Non lascio il PD, mi riconosco sempre nel PD nazionale e rinnoverò la tessera appena sarà possibile farlo (sempre che non ci sia un veto sulla mia persona).
Lascio il PD di Torremaggiore, lascio un contesto dove non si può costruire nulla, la mia visione resta quella di costruire sempre, come peraltro ogni giorno, svolgendo la mia professione mi occupo della ricostruzione dei territori terremotati del centro Italia.
Sono costruttiva e cerco sempre di salvaguardare la struttura migliorandola sismicamente, ma quando vengono meni i requisiti strutturali, si procede con demolizione e ricostruzione, ora per me non ci sono più requisiti in questa politica , ora per me è tempo di demolire per ricostruire. Voglio però ricostruire in situ, nel campo del PD, demolisco questi anni che non sono stati tutti persi, ho conosciuto un gruppo di persone che ha la mia stessa visione politica e con loro qualcosa di buono si può costruire per il nostro territorio.
Ma dopo soli tre anni di militanza non crede che sia opportuno restare in minoranza e continuare a portare avanti la sua visione?
L’ho pensato, certo, so che le battaglie si affrontano dall’interno, è d’altronde quello che ho fatto in questi anni, ma non posso continuare a mortificare la mia voglia di fare politica, non posso stare nella panchina di una squadra aspettando che l’allenatore mi dica quando toccherà a me, se mai ciò accadrà.
Se quell’allenatore fosse obiettivo lo farei pure, ma non è così , lui non guarda al bene della squadra, gli interessa solo imporre schemi, anche se sono schemi che non portano risultati.
Lui resta lì con la connivenza dei manager della squadra che decidono di lasciarlo lì, continuano a dargli fiducia nella consapevolezza che non vince. Ed il paradosso è qui, poiché in ogni società, se non si porta il risultato a casa ci va l’allenatore, Torremaggiore invece ha altre dinamiche. Squadra perdente non si cambia!
Non potrei più stare seduta su quella panchina di fianco a persone con le quali ormai si è rotto ogni legame, prima del politico viene il rispetto delle persone, e questo è mancato nei modi ma soprattutto nei lucidi e mirati atteggiamenti, non tollero l’ipocrisia e chi approfitta degli altri utilizzandoli per alzare il proprio prezzo.
Come vede il futuro del suo partito ed il suo futuro politico?
Nel mio futuro politico continuo a non vedere nulla come prima, lo ripeto, non faccio politica per interessi personali, ma per interessi collettivi, non faccio politica per diventare qualcuno, sono già una professionista affermata, non mi basta però quello che mi circonda e se sarà possibile fare la politica delle concretezze per il territorio, non mi tirerò indietro.
Nel futuro del mio partito in Capitanata vedo Iaia Calvio, la candidata alla segreteria provinciale che appoggio perché in lei vedo me stessa e il mio modo di intendere il partito e la politica. In lei nutro le speranze per il futuro che il vento del cambiamento tanto agognato possa nascere a Foggia e arrivare nel tempo fino a Torremaggiore. Io starò lì fuori ad aspettare quel vento.
Dopo aver nel tempo consolidato il rapporto con l’europarlamentare Elena Gentile tramite lei ho conosciuto l’avv. Iaia Calvio con la quale è scattato subito un feeling politico. Lei mi ha definita, in una sua recente intervista, una che rovescia tavoli, io l’ho definita la nostra testa di ariete con cui scalfire il muro della federazione facendo breccia in un sistema feudale troppo anacronistico soprattutto quando te lo servono giovani politici.
Appoggeremo Iaia tutti noi che abbiamo deciso di non rinnovare la tessera, e invito tutti gli iscritti a leggere la mozione di Iaia dal cui titolo si palesa già il suo contenuto: “liberi di scegliere”.
So già che a Torremaggiore, sarà una partita persa, ma questa sul congresso provinciale la giocheremo, quella sul congresso locale ritengo che sarà vinta a tavolino da chi gode delle vittorie facili, ma la vera vittoria non è nei numeri interni ma nei consensi esterni e quelli bisogna guadagnarseli con la credibilità, e come dice Iaia, per essere creduti bisogna essere credibili.

 

Michele Antonucci