biccaribixioSe c’è qualcosa che il centenario dell’Unità d’Italia ha risvegliato tra molti cittadini del Sud è la voglia di sapere e ricercare la verità sul risorgimento italiano e sulle proprie radici storiche.

E ricerca che ti ricerca, che in molti, grazie anche alla pubblicazione di molti libri verità su quel periodo, hanno scoperto che il sud, in fondo, venne invaso prima dalle milizie di Garibaldi sostenute anche da ambienti malavitosi, da certa nobiltà latifondista dell’epoca e anche da potenze straniere come l’Inghilterra.

Certo oggi non è che si metta in dubbio l’Unità d’Italia. Si mette però in dubbio la storia scritta dai vincitori che, in qualche modo, hanno fatto credere e fanno credere a intere generazioni che i piemontesi giunsero al sud per salvarci e che effettivamente i Savoia e i tanti militari e garibaldini partecipanti alla spedizione e all’occupazione siano stati degli eroi e, come si dice, dei “padri della patria”.

Così non è stato e molti di questi personaggi oltre a non essere stati per nulla eroi, si sono macchiati al sud, e non solo al sud, dei crimini più nefasti e dei massacri più efferati, in molti casi, né più e né meno di come avevano fatto i nazisti nell’ultimo conflitto mondiale. Con rappresaglie vere e proprie, processi sommari, massacri, stupri.

Uno di questi criminali di guerra è Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi, che, ad esempio, a Bronte in Sicilia non esitò a massacrare i contadini e la popolazioni civili ree di aver occupato i latifondi dell’ammiraglio Nelson perché avevano creduto all’editto di Garibaldi che avrebbe dato terre ai contadini. Saputo dell’occupazione Nelson protestò presso Garibaldi che chiese a Bixio di sedare la rivolta. Bixio non se lo fece ripetere e la sedò con un vero e proprio massacro.

Ecco, il comune di Biccari, grazie alla volontà del Sindaco Mignogna e all’impegno di molte forze politiche e di molte associazioni che puntano alla revisione storica del risorgimento, ha deciso lo scorso sabato di cancellare la via dedicata a questo carnefice e di dedicarla alle “vittime di Pontelandolfo” comune massacrato e stuprato per intero dai piemontesi per pura e semplice rappresaglia.

Forse non ci vorrebbe solo il coraggio di alcuni sindaci, ci vorrebbe, a livello nazionale, il coraggio delle Istituzioni più alte nel rivedere con verità e giustizia questo periodo storico e restituire dignità a quel sud vilipeso e reso minoritario da tanti anni di menzogne. Forse basterebbe questo, forse poco, per ridare all’Unità d’Italia un grande senso popolare e condiviso.

Intanto non ci resta che plaudire il sindaco di Biccari.