Apprendiamo dalla Gazzetta del Mezzogiorno ( edizione del 12/04/2018) che la Regione Puglia ha decretato con l’ultima delibera adottata martedì scorso la chiusura di tutti i 39 Punti di Primo Intervento presenti in Puglia. Saranno sostituiti con postazioni del servizio territoriale del 118. In sostanza nei comuni interessati bisognerà chiamare il 118 oppure andare nell’Ospedale più vicino. La riconversione avverrà sulla base dei numeri registrati dai PPI. Quelli che hanno registrato maggiori accessi , ovvero seimila ( Terlizzi, Torremaggiore, Vico del Gargano, Vieste, Canosa di Puglia, Trani, Ceglie Messapica, Fasano, Mesagne, S. Pietro Vernotico, Grottaglie, Massafra e Moscati-Statte) verrano sostituiti da una postazione medicalizzata fissa del 118, mentre per chi gli che hanno registrato accessi inferiori alle seimila prestazioni annue ci sarà una postazione mobile del 118 ( nello specifico potrebbe esserci una ambulanza medicalizzata, un’automedica oppure un’automobile con personale infermieristico). Previsto il doppio equipaggio dove ci sono particolari necessità di copertura del territorio, vedasi esigenze particolari nelle mete turistiche.

Ecco l’elenco dei PPI che saranno disattivati entro il 30 aprile 2018

BARI -> Alberobello, Bitonto, Casamassima, Castellana, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Grumo, Locorotondo, Mola, Noci, Polignano, Rutigliano, Ruvo, Santeramo in Colle, Terlizzi e Triggiano.

FOGGIA -> Torremaggiore, Monte S.Angelo, San Marco in Lamis, Vico del Gargano e Vieste

BAT -> Minervino Murge, Canosa di Puglia, Spinazzola

BRINDISIn -> Cisternino, Ceglie Messapica, Fasano, Mesagne, S. Pietro Vernotico.

LECCE -> Campi Salentina, Nardò e Poggiardo

TARANTO -> Ginosa, Grottaglie, Massafra, Moscati (Statte), Mottola

Mai come oggi sono maturi i tempi per una mobilitazione popolare con il supporto di Comitati territoriali e delle Amministrazioni Comunali per impugnare la delibera regionale.

Questa ultima delibera è figlia dello stesso metodo utilizzato dalla Giunta Vendola con atto unilaterale a dicembre 2010 quando disattivò 15 presidi ospedalieri in un colpo solo incluso Torremaggiore. All’epoca zero concertazione con i territori.

Anche Michele Emiliano non si è distinto sul metodo poichè non c’è stata alcuna pubblica concertazione con i territori per spiegare alle popolazioni locali questa delibera. Totale silenzio anche dai consiglieri regionali di maggioranza.

Se pensiamo che durante il Piano di Riordino Ospedaliero Fitto, l’allora governatore pugliese venne in ogni singola città a spiegare il piano, oggi nel 2018 dalla sede regionale una classe dirigente impone piani ragionando solo sui numeri fregandosene altamente dei territori che servono solo durante le varie campagne elettorali. Hanno perso oramai ogni contatto con la realtà. Ma la popolazione non può restare a guardare. C’è necessità urgente di mobilitarsi per il diritto alla salute dei cittadini pugliesi.

Michele Antonucci