UniFoggiaDa ieri al 15 settembre p.v. è visitabile, presso il Rettorato di Palazzo Ateneo (quinto piano, via Gramsci 89/91 a Foggia), la mostra personale dell’artista Pasquale Festa (in arte Murè) recentemente individuato dall’associazione culturale Accademia internazionale dei Dioscuri come “Ambasciatore dell’arte nel Mediterraneo per l’anno 2016”. Elaborazioni materiche, sperimentazioni di colori audaci e innesti di romanticismo all’interno di una matrice stilistica abbastanza votata alla modernità rappresentano il tratto distintivo della proposta di Festa, che ha chiesto all’Università di Foggia di poter esporre le proprie opere presso la piccola galleria permanente dell’Ateneo (in realtà si tratta del corridoio del Rettorato, che ha già ospitato altri otto tra pittori, scultori e fotografi: Michele Circiello, Nicola Liberatore, Ubaldo Urbano, Salvatore Bruno, Sirio Taddei, Franco Paoletta, Mario Raviele e adesso Pasqualino Festa). Prosegue dunque il progetto di fare del Rettorato un piccolo contenitore culturale aperto e a disposizione della città, pronto a cogliere eventuali sollecitazioni che dovessero provenire dall’esterno e dal mondo dell’arte (non solo locale) in particolare.

Nato a Parma, da genitori campani, lucerino d’adozione anche se da molti anni vive e opera a Foggia, Festa è stato impegnato attivamente nel mondo politico-sindacale ed è approdato alla pittura abbastanza casualmente verso la fine degli anni Ottanta. Dal 1995 al 2008 ha allestito diverse mostre personali, ma dal 2005 in poi ha deciso di ampliare il proprio orizzonte artistico di riferimento accettando l’invito ad allestire esposizioni personali e collettive anche all’estero: questa estate, infatti, nel mese di agosto, sarà ad Hollywood per la presentazione di alcuni suoi lavori all’interno di una rassegna artistica Italia – USA curata e coordinata dal critico Vittorio Sgarbi. In origine si è mosso dapprima nel solco della tradizione figurativa partenopea per approdare, più di recente, ad un linguaggio pittorico moderno ed espressivo, quasi al limite dell’astrazione. «Pasqualino Festa con le sue opere astratte – ha scritto di lui il critico d’arte Paolo Levi – dimostra di non voler essere conforme alle regole espressive della tradizione. Le immagini rappresentano l’amalgama di un espressionismo visionario e di una surrealtà immaginifica, e quindi la trasfigurazione della natura in una iridescente vampata di colori».