Era il 22 novembre 1963 quando a Dallas (Texas) durante il passaggio tra le vie cittadine con tre colpi di arma da fuoco venne barbaramente ucciso il 35° Presidente degli Stati Uniti d’America. Ad oggi le circostanze che hanno portato a questa tragica morte non sono mai state chiarite e restano irrisolte tante questioni. Storici e politologi tendono a valutare Kennedy come un buon presidente, sebbene i giudizi sulle politiche da lui adottate siano misti. L’ultimo anno della sua presidenza è stato riempito con diversi e notevoli successi, per i quali riceve i consensi maggiori. Il perseguimento di un’uguale giustizia per tutti è sicuramente il tratto distintivo del suo mandato presidenziale. Lui si definiva “Un idealista senza illusioni“. Fu il presidente della svolta e della speranza oltre che del cambiamento.
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Il presidente JFK ha rappresentato una icona dei ruggenti anni Sessanta. Un leader vero con carisma, fascino, decisionismo, forte appeal comunicativo e con una visione chiara che può essere riassunta con la frase che utilizzò durante il suo discorso di insediamento alla Casa Bianca: «Non chiedete cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese». Fu il primo presidente cattolico nella storia degli States.
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Durante la crisi dei missili di Cuba nell’ottobre 1962 contro l’Unione Sovietica gestì il tutto con grande autorevolezza ed evitò uno scontro nucleari con i sovietici. Il pensiero politico di Kennedy si riallacciava a quello di Wilson e di Roosevelt. Agevolò l’integrazione razziale, era favorevole al disarmo nucleare e voleva creare un clima di distensione con il blocco sovietico. Fu altresì il promotore principale del finanziamento per la corsa allo spazio. Kennedy intraprese inoltre iniziative a sostegno del movimento del diritti civili degli afroamericani ma sopo dopo la sua scomparsa un disegno di legge su questa tematica fu approvata e promulgata nel 1964 e fu denominata Civil Rights Act.
Michele Antonucci